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Bubaque, 31 Agosto 2010

 

Carissimi,

            Abbiamo appena terminato l’anno scolastico, il nono del nostro insegnamento bilingue e anche quest’anno i risultati sono stati lusinghieri: circa il 77% degli alunni e delle alunne hanno ottentuto la promozione.

 

Intanto due buone notizie: il Ministro dell’Educazione ha promesso di ristabilire, finalmente, il 12º anno, mettendo cosí gli alunni della Guinea Bissau alla pari con gli altri alunni del mondo intero che devono completare dodici anni di scolarità, e non undici, come condizione per poter entrare all’Universitá.

Inoltre ha promesso di dare la dovuta attenzione all’insegnamento del Portoghese, il quale sta zoppicando da anni ed è, secondo la mia personale esperienza dopo 34 anni di coinvolgimento nelle scuole del paese, una delle principali cause della scarsa capacitá di apprendimento di molti alunni e professori.

Dato che il Portoghese è l’unica lingua ufficiale, quasi tutto è scritto in Portoghese, del quale la maggioranza dei professori possiede una conoscenza molto limitada, causa l’incompleta formazione ricevuta: come possono allora capire a fondo quello che è scritto nei testi scolastici per poi trasmettere queste conoscenze?

E gli alunni come possono sviluppare le loro facoltà intellettuali, se obbligati a utilizzare una lingua della quale hanno memorizzato solo qualche centinaio di vocaboli? Nella vita di tutti i giorni si esprimono e pensano nella lingua materna e poi, a scuola, tentano di scrivere in un Portoghese, pieno di lacune, le poche frasi fatte che sono riusciti a memorizzare, così da poter passare l’esame. Alla fine del Liceo, parecchi non sono capaci di scrivere una lettera decente nè in Portoghese nè tantomeno nella propria lingua, perchè nessuno li ha iniziati a scrivere anche nella lingua materna.

 

Nelle nostre scuole stiamo dimostrando che, normalmente, un alunno delle scuole elementari apprende bene una seconda lingua (nel nostro caso il Portoghese) partendo da quella che già conosce: quando è aiutato a sviluppare anche le conoscenze della propria lingua, può maturare senza troppi blocchi psicologici le proprie facoltà intellettuali e potenziare la capacitá di apprendere e di esprimersi.

I risultati finora raggiunti stanno dimostrando, anche per la Guinea Bissau, la validità di questo tipo di didattica, già adottato dalla stragrande maggioranza delle altre nazioni africane, appena ottenuta l’indipendenza, per non parlare di quelle asiatiche e europee, che da tempo danno il dovuto rispetto alle lingue nazionali.

L’anno scorso, per avere una ulteriore verifica di tali risultati, abbiamo lanciato un concorso letterario tra i nostri ex alunni che ora frequentano il liceo: dovevano scrivere in lingua guineense (Criolo) un racconto o una riflessione personale, con premi per i migliori dieci. Abbiamo premiato racconti molto originali in cui gli autori hanno dimostrato di possedere una capacità espressiva notevole, impensabile qualora avessero dovuto scrivere la stessa composizione in lingua portoghese.

 

Riguardo alla situazione politica, si continua a vivere in un clima di calma apparente: i tre grossi problemi, come lo strapotere dei militari, il narcotraffico e il limitato spazio di azione rimasto al Governo, democraticamente eletto, continuano irrisolti.

Tuttavia i discorsi più frequenti sono per la pace, il perdono e la riconciliazione, e questo fa sperare bene per il futuro: un po’ ovunque stanno sorgendo iniziative della società civile, in cui gruppi di cittadini dimostrano di aver maturato una nuova coscienza politica e escono all’aperto, impegnandosi direttamente perchè certi valori, come la tolleranza, il perdono e il rispetto dei diritti umani, tanto necessari alla costruzione di uno stato democratico, vengano recepiti dalla popolazione.

Molte volte mi domando: come é stato possibile il sorgere di situazioni di sfruttamento, di corruzione sfacciata, di abuso di autorità, quando la maggioranza dei villaggi tradizionali sono ancora organizzati come una grande famiglia, capaci di risolvere gli eventuali problemi che nascono quotidianamente e dove è impensabile un’autorità che non senta il dovere di impegnarsi per il bene pubblico e il rispetto dei suoi sudditi?

Purtroppo la nuova cultura creata dalla città, passata da 80.000 abitanti, nel 1975, a quasi 400.000 oggi, con quartieri sovrappopolati e ancora poco coesi, dove il potere politico si è trasformato in un bene che può essere prezzolato e dove il tradizionale autocontrollo per un comportamento morale serio ha spesso rotto le barriere restando impunito, ha favorito la corsa al potere a tutti i costi. Nella città, fuori dal controllo della vigilanza degli antenati del villaggio, certi valori culturali tradizionali, come l’impegno alla parola data, la schiettezza nei rapporti personali e di gruppo, il rispetto per la vita, sono stati spesso dimenticati e le strutture sociali tradizionali, dove tutti trovavano rispetto e mezzi di sussistenza, sono andate alla deriva: così gli strati più deboli della popolazione hanno dovuto affrontare, impreparati, la nuova situazione di scarsitá di lavoro e di cibo, perchè il governo ha dimenticato le iniziative economiche atte a garantire la sussistenza alimentare, come, per esempio, aiutare la produzione locale di riso invece di importarlo.

 

Penso che in certi casi le crisi possono diventare anche utili, perchè svegliano forze nuove, se esistono le condizoni favorevoli, come è il caso ora in Guinea Bissau: molte terre, mare pescosissimo, sole e acqua in abbondanza, gruppi di persone con la volontà di andare controcorrente. L’aumento dei prezzi di certi prodotti alimentari, su scala mondiale, ha fatto sorgere iniziative che cominciano a indirizzare la popolazione verso una maggior produzione agricola e peschiera, per assicurare l’autosufficienza alimentare. Ma è necessario che la popolazione sia invitata ad abbandonare una certa mentalità magica, portata ad attendersi tutto o dalla sorte o dagli aiuti esterni, e sperimenti che parte del proprio destino dipende anche dall’impegno personale. Da queste parti c’è un proverbio che dice: “Dio aiuta chi sta per affogare quando è capace di nuotare”.

Con i nostri alunni e professori continuiamo a investire nel settore dell’educazione, perchè ci sia più possibilità di formazione per tutti, le coscienze si trasformino e facciano sbocciare maggior spirito di iniziativa, più responsabilità nell’ impegno sociale e gusto di sognare e di sperare.

Vi ringraziamo per il generoso appoggio che ci inviate, un aiuto prezioso per noi per continuare ad appoggiare l’istruzione qui nelle isole Bijagós, e per voi un tesoro nei cieli, perchè davanti a Dio siamo ricchi di quello che doniamo ad altri (Lc. 12. 33)

Con amicizia,

 

Pe. Luigi Scantamburlo e Equipe Faspebi

 

L’ALUNNA Romana Barbosa è stata promossa alla 5ª classe. Salta e ringrazia. 
 

                       

Pe. Luigi Scantamburlo e Equipe Faspebi

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